Anche se, in realtà, non ha mai funzionato per loro in ungherese. L'unica differenza è che ora stanno rivolgendo i loro occhi lucidi non a Mosca, ma a Bruxelles. Certo, non è lucido per tutti, alcune persone lo hanno umido. Ad esempio, il marito di Klára Dobrev.
Ieri pomeriggio alle 15:00, il DK ha presentato la candidata del partito alla carica di primo ministro, che altri non è che la moglie del presidente del partito, durante il suo evento online su Facebook. Che sorpresa. E perché adesso gli occhi di Fleto possono essere annebbiati? Ci sono diversi motivi, lo sappiamo, ma uno di questi è sicuramente che non potrà mai più stare lì.
Entra così Klára, fresca, giovane, paffuta e che si fa i selfie per strada, poi sale sul podio, che si veste dei colori del DK, affiancato dal molino del team Dobrev. Mi dispiace #TeamDobrev. Poi arriva il discorso, cosa sta arrivando, tarol! Il candidato gesticola sottovoce, e poi ci riversa sul collo con piagnucolosa demagogia il sogno febbrile, quella realtà alternativa concepita nei delitti comunisti, che è la rendita giornaliera di qualche centinaio di migliaia di prolet. Perché lo spettacolo, lo spettacolo, è stato fatto per loro: un circo con la promessa del pane, perché si sentano curati. Sono quelli che non imparano mai che un povero è uno che non sa nemmeno promettere. Si può dire molto sulla coppia Dobrev-Gyurcsány, ma non sul fatto che siano poveri. La ricchezza dello stato ungherese li ha ingrassati e da essa corrono con pane e vino. E a volte per il whisky.
Ma non divaghiamo, torniamo all'avvenimento in maiuscolo: il candidato parla, parla, nelle sue frasi la crisi migratoria viene nuovamente degradata a minaccia sui manifesti, e la visione dello Stato ungherese che si disgrega sulla scia della il vero nemico, il Covid, prende vita. Gli aggettivi del governo sono debole, ingovernabile, inattivo, in preda al panico, frettoloso.
Dio, sicuramente questa donna non ha perso l'anno?
Non c'è nessun altro governo sulla terra che abbia gestito peggio l'epidemia, dice, e la realtà è già dietro l'angolo, distogliendo lo sguardo dai dati sulle vaccinazioni, che, come sapete, non possono smentire nessuna delle sue affermazioni di DK.
Ma l'imbarazzo della gente non si ferma, dopo l'immagine delle navi che ondeggiano sull'Adriatico, il candidato ci schiaffeggia in faccia la cruda (alternativa) realtà: i pochi e i tanti, dice, e lo slogan della campagna è manifestato anche in questa coppia di parole. Pochi e tanti. Pochissimi ottengono molto e molti ottengono molto poco.
È interessante notare che i molti non sono la maggioranza. Perché non si può dire che sono in maggioranza, quindi resta il sentimento, il sentimento della moltitudine, e questo basta ai simpatizzanti.
Noi, invece, vediamo attraverso il setaccio, e sebbene ci si rizzino i peli sulla schiena per le menzogne demagogiche e spregiudicate messe insieme dal candidato, nonché per lo scarico di promesse a volte egoistiche, rimaniamo rispettosi: il maggioranza.
L'intera registrazione può essere vista qui, ma è consigliata solo a chi ha i nervi saldi!