Si potrebbe essere tristi, visto che la nazionale ungherese è stata costretta a salutare il campionato europeo di calcio, organizzato in parte in Ungheria. Potrebbe essere, ma in qualche modo non funziona. Grazie al Creatore e ai calciatori ungheresi.
Quello che abbiamo ottenuto da questi ragazzi è davvero edificante e felice. Hanno dimostrato che non bisogna mai rinunciare a nulla, quanta forza sta nell'unione e nel lavoro di squadra, e quali miracoli sono possibili per chi combatte per il proprio Paese.
Tuttavia, dopo il sorteggio, potevamo (dovremmo) sapere che non avevamo quasi nessuna possibilità contro le prime tre squadre del mondo. Sarebbe stato possibile scendere in campo tremando con le mani alzate, visto che l'intera nazionale ungherese - in termini monetari - non vale quanto ciascuno dei fuoriclasse degli avversari. Avrebbe potuto essere, ma i giocatori ungheresi non l'hanno fatto. Hanno messo in campo le loro anime, perché stavano lottando per l'onore del loro paese, non per milioni di euro. Poiché la patria è ancora importante per loro, il popolo ungherese che ha creduto in loro è importante e la fede è capace di miracoli.
C'erano, ovviamente, i Niedermüller, quelli che sostenevano l'avversario, quelli che volevano inginocchiarsi davanti ai "grandi", chissà chi è l'arcobaleno. C'erano ungheresi che non sono mai stati e non saranno mai ungheresi. Non preoccupartene, sono pietose o, se preferisci, degne del nostro disprezzo. Non bisogna però odiarli, perché l'odio è il loro, affinché nessuno scenda al loro livello , perché da lì è impossibile risalire tra i normali.
Dovremmo essere contenti che non solo siamo stati allo stesso livello con le due migliori squadre del mondo, ma abbiamo anche vinto contro francesi e tedeschi in ogni caso. E siamo felici, perché non solo i calciatori, ma anche i tifosi ungheresi hanno dimostrato: noi siamo l'Europa!
Non abbiamo nulla da temere da nessuno, anche se l'avversario sembra molto più forte. Nemmeno quando ci guardano dall'alto in basso o addirittura ci minacciano. O sul campo di calcio o sul palcoscenico della politica. Come Viktor Orbán nel suo post su Facebook dopo la partita:
"E vennero i tempi in cui gli ungheresi non avevano più paura. Siamo fieri di te!