Il cristianesimo non è solo una forza che preserva la nazione, ma anche una forza che crea la nazione, ha affermato giovedì a Budapest Zoltán Balog, pastore presidente del Sinodo della Chiesa riformata d'Ungheria.
Alla funzione ecumenica svoltasi alla vigilia della celebrazione della fondazione dello Stato, Zoltán Balog ha sottolineato: la fede non inizia mai con una dichiarazione firmata da tutti i membri di una comunità, ma con una decisione personale. E se questa decisione è autentica, diventerà una forza comunitaria.
Ha sottolineato: nell'opera del nostro primo re, István, questi due, fede personale e responsabilità per la comunità, si incontrano dove solo un cristiano autentico e fedele può incontrarsi: nella preghiera . Per questo scriveva al figlio, elencando le caratteristiche essenziali di un sovrano cristiano: "la preghiera è il più grande contributo alla salvezza regale".
Zoltán Balog, spiegando la storia del cieco Bartimeo nel Vangelo di Marco, ha sottolineato che hanno fede nel re Stefano e in Bartimeo, che è stato guarito da Gesù. E la fede di entrambi divenne forza comune: quella di Bartimeo divenne discepolo al seguito di Gesù, quella di Stefano divenne nazione.
Il cieco Bartimeo rispose alla domanda di Gesù: "Cosa vuoi che faccia con te?", "Maestro, affinché io possa vedere di nuovo". István offre questa preghiera a suo figlio:
Signore, non lasciarmi in pensieri ingannevoli! Fa' scendere la sapienza perché mi aiuti nel mio lavoro, nel governo, perché io possa riconoscere ciò che è gradito ai tuoi occhi".
Entrambi chiedono la stessa cosa: vedere. E chi chiede questo ammette la sua cecità, che «senza Dio siamo ciechi». Ci vuole coraggio per dirlo, e István è stato coraggioso anche in questo.
Vedeva quelli intorno a lui per i quali si assumeva la responsabilità, conosceva i valori degli ungheresi, ma sapeva ed era sicuro che "finché Dio non ci apre gli occhi, la nostra ricchezza può rivoltarsi contro di noi", ha detto.
"Questa conoscenza è la nostra eredità, che Sant'István ha trasmesso come postino, perché l'ha ricevuta lui stesso". La conoscenza che viene da una dignità più grande, creatrice e liberatrice, ha aggiunto Zoltán Balog.
Il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, il vescovo riformato József Steinbach, presidente del MEÖT, il vescovo evangelico Péter Kondor, János Papp, presidente della Chiesa battista ungherese, Albert Pataky hanno partecipato alla funzione organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese ungheresi (MEÖT ) e ha recitato una preghiera. , il presidente della Chiesa pentecostale ungherese, Khaled A. László, il sovrintendente della Chiesa metodista ungherese, Vilmos Fischl, il segretario generale del MEÖT, il rabbino capo Róna Tamás, rappresentanti delle chiese ortodosse ungheresi e la Chiesa anglicana.
Alla funzione erano presenti, tra gli altri, il vice primo ministro Zsolt Semjén, il sindaco Gergely Karácsony e Zoltán Lomnici, presidente del Consiglio per la dignità umana.
Fonte: MTI
Foto: MTI/Szilárd Koszticsák