Inizia oggi a Bruxelles il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi Ue. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha scritto venerdì, nella sua lettera di invito inviata ai leader degli Stati membri dell'UE, che i temi principali dell'incontro saranno l'Ucraina e la crisi energetica e alimentare. Allo stesso tempo, si può definire un successo dell'Ungheria e dell'UE che il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia non sia all'ordine del giorno. Sebbene la questione dell'embargo petrolifero sia ancora controversa, la posizione ungherese è chiara: l'Ungheria non sostiene proposte che metterebbero in pericolo l'approvvigionamento energetico e l'economia del Paese e per le quali il popolo ungherese dovrebbe pagare il prezzo della guerra.

Il primo ministro Viktor Orbán ha suggerito nella sua lettera Viktor Orbán ha scritto nella lettera,

LE SANZIONI PROPOSTE, SE ACCETTATE, PROVOCHEREBBERO IMMEDIATAMENTE GRAVI INTERRUZIONI DI FORNITURA IN UNGHERIA E MINEREREBBERO I NOSTRI INTERESSI VITALI PER LA SICUREZZA ENERGETICA. AUMENTEREBBERO I PREZZI DEL CARBURANTE DEL 55-60 PERCENTO IN UN MOMENTO IN CUI I PREZZI DELL'ENERGIA SONO GIÀ AL MASSIMO DA 40 ANNI

Ha scritto che l'Ungheria è ancora fortemente dipendente dalle importazioni di energia russa e che "a causa della nostra situazione geografica, non è possibile per l'Ungheria esportare petrolio russo senza una completa trasformazione delle nostre capacità di raffinazione". Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha anche richiamato l'attenzione sul fatto che, non essendo la maggior parte degli investimenti finanziabili a mercato, le sanzioni richiederebbero la riallocazione delle risorse nazionali, mentre

PER NOI LE RISORSE DELL'UNIONE EUROPEA DESTINATE A QUESTO SONO DISPONIBILI “SOLO SULLA CARTA”.

Ha inoltre affermato che l'Ungheria non è in grado di accettare il sesto pacchetto di sanzioni fino a quando tutte le questioni chiave non saranno risolte nei negoziati. Le soluzioni devono precedere le sanzioni, ha scritto.

Nella sua lettera, Viktor Orbán ritiene che, visto il peso delle questioni attualmente ancora aperte, difficilmente si giunga a una soluzione complessiva prima della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 30-31 maggio.

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Immagine: MTI