Il tribunale con sede in Lussemburgo ha stabilito che la prassi secondo cui le dichiarazioni di intenti per le domande di asilo possono essere presentate solo presso l'ambasciata a Belgrado o a Kiev non è in linea con il diritto dell'UE.

Secondo la sentenza di giovedì della Corte di giustizia dell'Unione europea, l'Ungheria ha violato i suoi obblighi dell'UE con le norme sull'asilo. Lo ha deciso il tribunale Ue

la pratica secondo cui le dichiarazioni di intenti per le domande di asilo possono essere presentate solo presso l'ambasciata a Belgrado oa Kiev non è conforme al diritto dell'UE.

Il governo ha introdotto le zone di transito a seguito della crisi migratoria nel 2015, che la Corte di giustizia europea ha dichiarato illegale nel dicembre 2020. Per questo motivo è stato introdotto che prima della presentazione delle domande di asilo, deve essere fatta una dichiarazione preliminare di intenti presso l'ambasciata ungherese a Kiev o a Belgrado, e le autorità ungheresi possono rilasciare solo un permesso di ingresso per la presentazione di un'autentica domanda di asilo dopo questo.

Secondo quanto accertato dalla Commissione Europea, questa pratica viola, tra l'altro, le direttive dell'UE sulla protezione internazionale, e ha quindi avviato una procedura di infrazione.

La Corte di giustizia europea ha criticato il presupposto della preventiva dichiarazione d'intenti e ha stabilito che la norma in questione priva i cittadini di paesi terzi (o apolidi) interessati dell'effettivo esercizio del loro diritto di chiedere asilo in Ungheria, garantito dall'art. Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

Secondo la corte, neanche l'obiettivo di proteggere la salute pubblica delineato dal governo ungherese può essere giustificato.

MTI

Immagine di copertina: MTI/Ufficio di Gabinetto del Ministro/Szabolcs Vadnai