L'Ambasciata della Federazione Russa a Budapest in un comunicato ha smentito le informazioni diffuse dai media ungheresi sulla rivoluzione del 1956.
La rappresentanza diplomatica ha precisato che i media ungheresi (*la rivista G7) hanno utilizzato come fonte la pubblicazione internet lettone Meduza, specializzata nella produzione e distribuzione di fake news anti-russe, per le quali è giustamente considerata un agente straniero in Russia.
Ecco il post completo dell'ambasciata russa
Diverse persone si sono rivolte alla nostra ambasciata chiedendo di commentare le apparizioni sui media ungheresi relative al nuovo libro di storia pubblicato in Russia. In questo post cercheremo di rispondere a tutte le domande poste. Per semplicità utilizziamo la lettera aperta del signor Tompos M. indirizzata all'ambasciatore della Federazione Russa in Ungheria, che riflette in modo abbastanza esauriente l'intera gamma di preoccupazioni.
Partiamo dal fatto che la critica che ci viene rivolta si basa purtroppo sulla comunicazione di un portale di notizie ungherese che - forse intenzionalmente, forse per ignoranza - funge da fonte di informazione e da racconto politico di accompagnamento
ha utilizzato la pubblicazione internet Meduza con sede in Lettonia, specializzata nella produzione e distribuzione di notizie false anti-russe, per le quali è giustamente considerato un agente straniero in Russia.
Questo materiale, in particolare, contiene una valutazione degli eventi accaduti in Ungheria nel 1956, decontestualizzata e che presenta deliberatamente la posizione russa in una luce negativa. A questo proposito è importante notare che alla presentazione del libro di testo a Mosca l'8 agosto si è detto che la stampa russa aveva ricevuto "almeno dieci diverse" bozze del libro di testo.
È difficile per noi giudicare quale bozza sia stata utilizzata per scrivere l'articolo, ma nessuna delle bozze di libri di testo che conosciamo definisce la "Rivoluzione del 1956" "fascista" (per quanto riguarda la versione finale del libro di testo, non ha ancora raggiunto il livello Ambasciata).
Tutto questo ci ricorda il gioco infantile della “posta di aiuto”, quando una parola o una frase viene sussurrata “all'orecchio del vicino” e il risultato finale non è affatto quello detto all'inizio.
La Russia moderna ha un immutato rispetto per la memoria storica del popolo ungherese e riconosce che nella nostra storia comune ci sono questioni complesse, tra le quali sono giustamente inclusi gli eventi del 1956. Per questo motivo abbiamo sempre affrontato la questione con grande cura e attenzione, non abbiamo permesso che venisse utilizzata per scopi politici e abbiamo esaminato gli eventi del passato dalla prospettiva di oggi, avulsi dal contesto storico. Allo stesso modo, anche la riscrittura della storia da parte degli uomini d’affari, l’omissione di fatti scomodi e la messa a tacere del ruolo dei partecipanti attivi sono per noi inaccettabili. Qui è di fondamentale importanza affidarsi ai materiali d’archivio e alle testimonianze dei contemporanei.
Per quanto riguarda le preoccupazioni del signor Tompos M. secondo cui il presidente della Russia "rimpiange l'Unione Sovietica", vorremmo chiarire: secondo Putin, il crollo dell'Unione Sovietica è stata una "catastrofe geopolitica" che ha privato 25 persone milioni di cittadini russi e di lingua russa della loro patria, rendendoli uno di quelli che di momento in momento si trovano fuori dai confini della loro patria.
Molti di loro sono diventati “cittadini di seconda classe”, come è accaduto, ad esempio, negli Stati baltici “ultrademocratici” e in Ucraina.
I sentimenti dei nostri compatrioti a questo riguardo sono comprensibili ed evocano la simpatia di tutti gli ungheresi i cui cuori sono pieni di patriottismo, che amano il loro popolo e la loro nazione; in tutti coloro che sono oppressi dalla "tragedia del Trianon", a seguito della quale l'Ungheria ha perso non solo una parte significativa del suo territorio, ma anche più della metà della sua popolazione (per informazione del signor Tompos: la Russia non ha partecipare al “Decreto di pace Trianon”).
Infine, non possiamo ignorare l'invito scherzoso del personale dell'ambasciata russa alla Casa del Terrore. Conosciamo bene la mostra in questo museo, ma crediamo che difficilmente possa servire da base per un "umorismo" così inappropriato. Ma lasciamo questo alla coscienza del signor Tompos M..