Abbattere le recinzioni, tante parti: di Viktor Orbán sappiamo da parecchi giorni che si è recato a Pechino, che dista circa 7.400 chilometri da Karmelita, ma i geni del momento - mano nella mano con Hadházy - volevano comunque consegnare le loro richieste a lui.

Mercoledì mattina gli attivisti del Momentum hanno rotto il cordone di Karmelita per l'ennesima volta. Ákos Hadházy ha parlato tra l'altro del fatto che ora il governo ha ammesso che il cordone non è stato costruito a causa dei lavori, ma "per codardia del primo ministro" per la protezione personale.

Ma neanche questa volta sono riusciti a consegnare l’elenco delle richieste al Primo Ministro. Telex dice:

"Secondo il rappresentante, la polizia gli ha detto che non c'era nessuno nell'edificio, quindi avrebbero potuto, nella migliore delle ipotesi, inviare le richieste al primo ministro per posta."

Secondo gli accertamenti di 444, questa sicuramente non sembra essere una scusa: Viktor Orbán si era recato a Pechino, che si trova a circa 7.400 chilometri a est di Karmelita, leggermente a sud-est, pochi giorni fa.

Su tutto questo Zoltán Ceglédi, un analista che difficilmente può essere accusato di essere di destra, si è espresso così:

"Da giorni ormai la stampa parla della presenza di Orbán a Pechino. Foto, video, meme", ha scritto Ceglédi sulla sua pagina Facebook . "Allora qualcuno, non so chi, capirà che adesso dobbiamo andare a rompere il cordone, per la decima volta, cercando di cedere i nostri 7 punti a Orbán".

E non c'è nessuno, ma nessuno che dice: RAGAZZI, È IN CINA”

Zoltán Ceglédi ha descritto la stranezza della situazione.

Immagine di presentazione: pagina Facebook di Ákos Hadházy