Esiste una soluzione molto semplice affinché i poveri sposi e le spose straniere antifasciste che picchiano la gente per strada non debbano sporgere denuncia ai tribunali e alle carceri ungheresi. Scritto da Zoltán Veczán.

Ricordiamo che circa un anno fa gli estremisti di sinistra arrivarono a Budapest con l'obiettivo di compiere attacchi rapidi, anche mortali, nella città. Fu in questo periodo che si tennero le commemorazioni del Giorno dell'Eruzione (in memoria dei soldati ungheresi e tedeschi fuggiti dall'assedio sovietico dal Castello di Buda), dove si riuniva un gruppo misto, a volte confluito, dei parenti in diminuzione dei i primi caduti, agli appassionati di storia e tradizionalisti di ogni tipo, ai sostenitori delle ideologie di estrema destra.

Pertanto, in occasione delle trattative, per tutelare i suoi diritti personali, l'antifascista italiana, indicata solo con il monogramma dell'IS, e i suoi colleghi, prevalentemente tedeschi, hanno deciso di scioperare adesso.

E ovviamente non sono andati solo a protestare contro la gente riunita il giorno dello scoppio, ma proprio per "picchiare i nazisti". E ti diranno chi è un "nazista"...

Il loro metodo di lavoro consisteva nel coprirsi il volto e le mani, preferibilmente da dietro, e sorprendere in base al loro abbigliamento le persone ritenute di estrema destra, picchiando e picchiando a terra la vittima con tutte le loro forze per trenta secondi, poi il loro leader dava un segnale e fuggì dalla scena.

Hanno effettuato un totale di cinque attacchi di questo tipo, colpendo le vittime con vipere e martelli di gomma, soffiandole con gas spray e punzecchiandole con penne; prima del sesto, sono stati finalmente bloccati dalla polizia.

Pochi giorni fa si è tenuta l'udienza preparatoria, l'imputato principale, l'IS italiano, che tra l'altro è un insegnante milanese di 39 anni (!), è entrato in aula sorridendo, facendo strada - e parte dell'italiano La stampa e i politici sono andati fuori di testa dicendo che è stato "picchiato su una catena come un cane".

Gli avvocati e il pubblico esultante esterno hanno fatto a lungo tutto il possibile per fare di lui in qualche modo una vittima; una delle mie frasi preferite è stata dell'avvocato György Magyar, che ha detto a Magyar Hang: "Il mio cliente ha difficoltà a sopportare le condizioni della sua detenzione. Sente di essere stato tenuto inutilmente sotto una supervisione così stretta. All'inizio non era consentito nemmeno il contatto con i suoi genitori. È visto come un terrorista internazionale".

Secondo altri le celle sono puzzolenti e piene di cimici, e le guardie non sono abbastanza educate, insomma: i quadri di estrema sinistra che hanno ucciso a sangue freddo sei persone non sono stati ospitati al Kempinsky, e non sono nemmeno stati fatti uscire tappeto rosso al processo, anche se ce lo aspettavamo...

Uno dei miei primi pensieri è stato il rimpianto. Voglio dire: mi è dispiaciuto che l'ISIS e i suoi amici si siano imbattuti nei loro non "degni" avversari - i tizi calvi di estrema destra che contemporaneamente davano la caccia agli umanisti con quaranta chili di antifa nei pressi del Castello di Buda - probabilmente tutti quelli che non era interessato alla violenza fisica, sarebbe stato meglio così, vede addirittura la distruzione come la soluzione per mettere a tacere l'avversario politico.

In altre parole, la maggioranza normale che, a pensarci bene, non fa mille chilometri per picchiare chi la pensa diversamente da loro.

A proposito, con il modo caratteristico di commettere tutto - pre-pianificato, professato sangue, minimizzazione del rischio (da dietro, in un'imboscata, in inferiorità numerica, con la faccia coperta, crudelmente, causando quante più ferite possibili - per strada, questa si chiama vile codardia, ma comunque) - sono riusciti in efficienza, d'altra parte moralmente - se possiamo parlare di una cosa del genere in questa dimensione - dovrebbero anche essere inferiori agli hooligan di estrema destra e alla strada primitiva cacce all'uomo che perseguono (raramente c'è un piano basato su ciò che abbiamo vissuto finora, non c'è una strategia, solo violenza e istinti barbarici).

Inoltre, le loro vittime venivano scelte casualmente in tutta la città in base al loro abbigliamento, cioè non volevano distruggere personaggi famosi e di estrema destra, ma piuttosto intimidirli. Volevano lanciare il messaggio "guai a voi se verremo scambiati per i nazisti".

Se questo non è terrorismo puro, non so come definirlo.

E il mio secondo pensiero è stato quanto sia flessibile questa morale. In altre parole, in un angolo del pubblico, tutti i tipi di diritti umani saranno improvvisamente a disposizione di coloro che ignorano il diritto all’integrità fisica e alla vita degli altri. Inoltre, di solito scoprono sempre la brava persona che vive nel profondo di loro, che recentemente, come portavoce di un altro linciaggio virtuale, si è rallegrata per la condanna di una persona appartenente a un avversario politico e per quanto sarà brutto per lui in prigione.

Il terzo pensiero, in relazione a questo, è che questo dovrebbe essere affrontato da qualche parte: voglio dire, che alcuni politici italiani e la stampa sono ossessionati dalle condizioni di detenzione, cioè, gli italiani prestano attenzione alle proprie, in questo modo bambina deviante, alla quale la mamma distribuirà a casa gli opportuni schiaffi, ma nessun altro potrà toccarla.

Non fraintendetemi, non sarei felice se i magnaccia, gli stupratori e i mafiosi ungheresi a Londra fossero scusati dal pubblico ungherese, infatti.

D’altro canto, apprezzerei se si riuscisse a raggiungere un consenso in patria, indipendentemente dai partiti politici, riguardo ai terroristi stranieri che vengono qui con l’obiettivo di picchiare gli altri, siano essi antifascisti o neonazisti, almeno per al punto che tornano a casa a Weimar e giocano con i loro stessi gruppi, anche se la polizia locale glielo permette. Perché di certo non glielo chiediamo noi.

Mandiner.hu

Immagine di copertina: La cellula di otto persone della donna italiana accusata del reato di violenza armata contro un membro della comunità e lesioni personali gravi nel cosiddetto caso anti-legno alla conferenza stampa del Comando Penitenziario Nazionale (BVOP) dell'Istituto Penitenziario Capitale II.
Nel suo oggetto, Gyorkogsi utca, il 31 gennaio 2024. La BVOP respinge come false le affermazioni dei media secondo cui la donna italiana di 38 anni sarebbe detenuta in condizioni indecenti. Fonte: MTI/Róbert Hegedüs