Per ora la Transilvania non è minacciata dal fenomeno degli altipiani, dove dopo la frammentazione della formazione ungherese su base etnica, nelle ultime elezioni parlamentari quasi il quaranta per cento degli ungheresi ha votato per il partito slovacco.
La battaglia è tra la RMDSZ e i romeni: così l'Associazione per l'unificazione dei romeni (AUR) della contea di Szatmár ha giustificato il suo sostegno alle elezioni al candidato nazional-liberale Adrian Cozma, noto per le sue espressioni anti-ungheresi per la carica di presidente del consiglio.
Una linea chiara, senza chiacchiere: la sostituzione dei politici dell’RMDSZ prevale su tutti i tipi di interessi di partito e differenze ideologiche.
L'AUR ha detto RMDSZ, ma è ovvio che quando ha menzionato l'associazione si riferiva agli ungheresi. Abbasso gli ungheresi delle posizioni di comando di Szatmár! – questa è in realtà la password, e anche i potenziali elettori che condividono le opinioni di Cozma o simili ne sono consapevoli. Mentre con i suoi messaggi apertamente pubblicizzati il Partito nazionale liberale (PNL) cerca di salvare la Romania europea dagli estremisti AUR, a livello locale si scontra perdutamente con George Simiones. Ciprian Dobre, presidente dell'organizzazione provinciale di Maros del PNL, ha più volte invocato l'unità dei partiti rumeni a Marosvásárhely, sottolineando che anche l'AUR attende che l'unità sostituisca il sindaco ungherese. Il fallimento dell'iniziativa non dipese da lui.
I politici della Transilvania sono cauti riguardo al voto etnico, per timore di essere etichettati come nazionalisti. La realtà, però, mostra che negli ultimi trent'anni, nelle località in cui la proporzione tra ungheresi e rumeni è quasi la stessa, gli elettori “votano” in proporzione bassa.
C’è una profonda e permanente linea di frattura etnica nella politica rumena, che non esiste un reale interesse di partito ad eliminare. Le formazioni rumene giocano talvolta la “carta ungherese” e, salvo qualche sporadica eccezione, non fanno alcuno sforzo per rivolgersi agli ungheresi. Per loro è più conveniente negoziare con la RMDSZ, che raccoglie i voti ungheresi, dopo le elezioni.
Per gli ungheresi della Transilvania il voto etnico può essere noioso, ma secondo l’esperienza rimane lo strumento più efficace per proteggere gli interessi.
Non è passato molto tempo da quando un piccolo gruppo di ungheresi delle grandi città (coloro che considerano la stretta collaborazione tra RMDSZ e Fidesz un peccato imperdonabile, persone che vivono in matrimoni misti, ma anche ingenui giovani anti-establishment) sono diventati improvvisamente entusiasti sostenitori dell'Alleanza per la Salvezza della Romania (USR). Il loro partito preferito non solo disprezzava gli ungheresi, ma anche il governo e perfino se stesso. L’USR ora cerca di restare a galla, mano nella mano con due strani residui di partito.
Per il momento la Transilvania non è minacciata dal fenomeno degli altipiani, dove, secondo i calcoli degli esperti, nelle ultime elezioni parlamentari quasi il quaranta per cento degli ungheresi ha votato per il partito slovacco, dopo che la formazione ungherese a base etnica si è divisa più volte.
A ciò contribuiscono in larga misura le esperienze maturate dai politici rumeni negli ultimi tre decenni. Di loro una cosa è certa: in qualsiasi momento può arrivare il momento o la situazione nella loro vita pubblica che li giustificherà a calciare gli ungheresi.
Immagine in primo piano: László Beliczay / Krónikaonline.ro