I russi hanno trovato una scappatoia attraverso la quale possono evitare le sanzioni che colpiscono il commercio di petrolio.

Nonostante sia colpito dalle sanzioni, il petrolio russo continua a fluire senza ostacoli verso l’Europa grazie ad un astuto trucco di Mosca. Anche recenti rapporti del Centro Ricerche sull’Energia e l’Aria Pulita (CREA) e del Centro Studi sulla Democrazia (CSD) supportano questa osservazione, evidenziando che

una grande quantità di petrolio russo arriva nell’UE con l’aiuto turco.

Dallo scoppio della guerra russo-ucraina, secondo quanto riferito, la Turchia ha contribuito in modo significativo a far sì che il petrolio russo eludesse le sanzioni dell’UE. Nel 2023, la Turchia è diventata il maggiore acquirente di vettori energetici fossili russi, con importazioni per un valore di 42,2 miliardi di euro. Ciò rappresenta un aumento di cinque volte rispetto all’ultimo decennio.

Sebbene l’UE e il G7 abbiano vietato le importazioni di petrolio greggio russo, i paesi europei continuano ad acquistare grandi quantità di petrolio dalla Turchia, indipendentemente dalla sua origine. Lo riferiscono CREA e CSD

Tra febbraio 2023 e febbraio 2024, gli Stati membri dell’UE hanno importato 5,16 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi dalla Turchia, per un valore di 3,1 miliardi di euro.

La maggior parte di questi prodotti proveniva da tre porti turchi (Ceyhan, Marmara Ereğlisi e Mersin), che dipendono fortemente dal petrolio russo, mentre qui avviene poca raffinazione.

Durante questo periodo, le importazioni dell’UE di prodotti petroliferi dalla Turchia sono aumentate del 107% su base annua.

Allo stesso tempo, le importazioni di petrolio russo della Turchia sono più che raddoppiate arrivando a 17,6 miliardi di euro nel 2023, generando circa 5,4 miliardi di euro di entrate fiscali per la Russia.

Poiché il consumo interno di prodotti petroliferi in Turchia è aumentato di poco, queste cifre suggeriscono che il carburante russo importato è stato rivenduto in Occidente.

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