Sulla scia della festa di San Martino - Santo dei Soldati e della festa delle oche. Scritto da Anna Szentei.
L'11 novembre è il giorno di San Martino, che è l'ultimo grande Dinomdanom prima del periodo di digiuno di quaranta giorni prima di Natale: gli antichi celebravano la festa con pasticci d'oca e vino nuovo, e anche noi, perché anche il mondo di oggi non può resistere all'allegro mente e spirito.
Ma cosa si festeggia concretamente il giorno di San Martino? Perché tra i piatti tradizionali serviti in questo periodo c'è l'oca arrosto? E chi onoriamo nella persona di San Martino?
All'epoca di Martino sono legate molte usanze e credenze popolari, le cui radici affondano nell'antichità. L'11 novembre segnava l'inizio del trimestre invernale in epoca romana, e a questo giorno è collegata la tradizione del sacrificio di un'oca dedicato ad Esculapio, dio della guarigione; tra i piatti della festa che si teneva in quel periodo, l'oca figurava come portata principale. Su questa tradizione si basava, secoli dopo, il giorno di Martino, la celebrazione di uno dei santi più amati del Medioevo, San Martino, che iniziò la sua carriera terrena come soldato e la concluse come santo.
Molte storie sono legate ai tempi di Martino, secondo una di esse, quando i Galli ribelli volevano attaccare Roma di notte, le oche del Campidoglio allertarono le guardie con il loro schiamazzo - secondo la tradizione dell'epoca, l'oca era considerato l'uccello sacro di Marte. Forse era questa antica storia che coincideva anche con una leggenda legata a san Martino: nel 371, quando i cristiani vollero eleggerlo vescovo di Tours, Martino non volle accettare la professione - immaginava la sua vita da semplice prete, non come alto dignitario della chiesa - così si nascose nella stalla delle oche, ma il forte schiamazzo degli animali rivelò il suo nascondiglio.
Mezzo mantello
Anche San Martino di Tours (316-397) è stato un santo popolare nel nostro Paese: è il patrono dei soldati, dei mendicanti e dei guardiani delle oche, il secondo santo più importante dopo la Vergine Maria, e in questa veste possiamo anche onorarlo come santo patrono dell'Ungheria. Il suo antico biografo colloca il luogo di nascita di San Martino nella zona di Savaria (in lingua successiva, Sabaria, l'odierna Szombathely), Sant'István costruì in suo onore l'abbazia benedettina di Szentmártonhegy, cioè Pannonhalm. Durante la guerra con Koppany, il re fondatore del nostro stato pregò il santo e prima di andare in battaglia dipinse l'immagine del santo soldato sulle sue bandiere.
La venerazione di San Martino si diffuse in tutto il Paese a partire dai decenni del X secolo, essendo egli popolarmente scelto come patrono delle chiese. La sua rappresentazione medievale più popolare cattura l'evento che ebbe luogo vicino ad Amiens nell'odierna Francia, quando San Martino, come soldato della legione romana, incontrò un mendicante infreddolito alla porta della città durante l'alluvione invernale, ebbe pietà di lui e gli diede metà del suo mantello al mendicante, dividendolo in due.
Secondo la leggenda, il mendicante tremante era Gesù Cristo stesso, che apparve in sogno a Martino quella notte, così il giovane soldato decise di servire Dio in seguito a quell'esperienza. Lasciò la legione romana, si fece battezzare, poi cominciò a convertirsi – si unì a sant'Ilario di Poitiers – e dal 371 fu vescovo di Tours. Andò a riposare in un'età insolitamente elevata per l'epoca, all'età di 81 anni. Fu canonizzato poco dopo la sua morte e il suo luogo di riposo a Tours divenne presto un famoso luogo di pellegrinaggio. È interessante notare che, nonostante il nome fosse portato da un santo, il nome Márton rimase popolare nelle aree riformata e luterana dopo la diffusione del protestantesimo, il che potrebbe aver avuto qualcosa a che fare con il rispetto per Márton Lutero, il fondatore della Riforma.
Quelli che non mangiano l'oca...
A metà novembre stiamo lentamente salutando l’autunno e la natura mostra il suo volto sempre più cupo. A quel tempo il raccolto era già stato raccolto, questo periodo segnava nella tradizione popolare la fine dell'anno economico, l'insediamento e il momento di saldare il debito della gleba, quindi l'assegno annuale dei pastori, canas e kondas, come così come i "mártongaras", venivano pagati, e nei villaggi venivano eletti tra loro i giudici per il Capodanno, e i pastori regalavano una canna - la canna di San Martino - al contadino. Credevano che tanti rami quanti ha il bastone di Márton, tanti maialini, cioè il maiale ha un figlio. Anche in primavera la canna ricopriva un ruolo importante: veniva utilizzata per condurre gli animali al pascolo.
Il giorno di San Martino è l'ultima festività prima del periodo dell'Avvento prima di Natale, quando ancora è consentito il grande tratto: in questo periodo si tenevano feste e balli, infatti si riteneva che chi "non mangia oca a San Martino" Giorno, soffre la fame tutto l'anno." Naturalmente "San Martino è giudice" anche del vino, e in questo periodo i contadini assaggiavano il vino nuovo. E, naturalmente, come la maggior parte dei giorni importanti, questo era anche un giorno di divieto: era proibito pulire e lavarsi, altrimenti i padroni di casa imprudenti rischiavano la distruzione dei loro beni.
Al giorno di San Martino erano legate anche numerose usanze relative alle previsioni del tempo. Si credeva che se lo sterno dell'oca arrosto è marrone e corto, l'inverno sarà grigio, se è bianco e lungo, allora nevoso. E naturalmente, se "l'oca cammina sul ghiaccio a San Martino, a Natale sguazza nell'acqua". Simili a queste usanze meteorologiche, venivano associate anche al giorno di Caterina, il 25 novembre: "se Caterina bussa, pioverà Natale", cioè se a novembre fa freddo, il Natale non sarà certo bianco.
Anche da questo ristretto elenco si intuisce quante usanze e credenze popolari fossero legate alla festa di San Martino, nel profondo delle quali stanno il sapiente adattamento al ritmo della natura che si ripete anno dopo anno, e la profonda sacralità che permea vita quotidiana.
Immagine in primo piano: S. Bartels/Pixabay/AI