I politici che "reinterpretano la realtà" non possono che ingiallire d'invidia quando vedono cosa sta facendo l'industria cinematografica.

Potremmo dire che la falsificazione della storia è antica quanto la storia stessa. Non è necessario essere un esperto per vederne i segni. È sufficiente, ad esempio, che qualcuno tiri fuori un libro di storia slovacco utilizzato negli anni Ottanta del secolo scorso e guardi la sezione relativa al periodo della conquista. Oppure, per chi non vuole tornare indietro nel tempo, è sufficiente confrontare, ad esempio, le attuali "accertamenti di fatto" di alcuni politici dell'UE con quelli di qualche anno fa. Sì, a volte lo sforzo è davvero commovente, come può testimoniare il lettore-elettore, a questo proposito la realtà spesso prevale sul mondo di 1984 di Orwell.

Ma negli ultimi anni i politici che “rispiegano la realtà” non possono che ingiallire d’invidia quando vedono cosa sta facendo l’industria cinematografica. E ora sembra che alcuni membri della “professione storica” non esitino ad aderirvi.

Un'altra vittima della falsificazione della storia è Charlotte, regina di Gran Bretagna, III. Diverse fonti di notizie, tra cui zerohedge.com, hanno riferito della moglie di György, che non solo il canale di streaming Netflix, famoso per la sua interpretazione alternativa della storia, ma anche un museo britannico sta cercando di presentare come una regina di colore.

Il museo Queens House di Greenwich, che riceve finanziamenti pubblici come parte dei British Royal Museums, afferma nell'audioguida della sua attuale mostra sulla regina britannica di origine tedesca che la persona di colore, di razza mista, fu "la prima persona nera regina". Naturalmente l’infondatezza dell’affermazione non necessita di alcuna prova particolare, poiché dovrebbe essere chiaro a chiunque non abbia ricavato la propria “conoscenza storica” dalla serie Netflix, anche senza esaminare dipinti contemporanei, che non solo è nata come Charlotte della Meclemburgo-Strelitz poi regina, ma non era "caratteristico" di nessun'altra famiglia della nobiltà tedesca del XVIII secolo, il matrimonio africano.

E anche allora abbiamo usato una formulazione molto PC (politicamente corretta), senza dettagliare quale fosse l’atteggiamento generale europeo nei confronti delle altre razze (cioè non europee) in quei tempi storici.

Dopo di ciò, non dovrebbe sorprendere che l'audioguida del suddetto museo britannico "spiega" la sorprendente differenza tra le loro affermazioni e la realtà storica dicendo che gli "storici bianchi" dimenticarono di descrivere questo fatto perché a quel tempo "il razzismo sistemico" era caratteristico." Beh, è ​​davvero sconvolgente.

Non ci vuole molta intuizione per rendersi conto che il fatto che negli ultimi anni siano arrivate sugli schermi le "opere" dell'industria cinematografica di consumo, rivolte a un vasto pubblico, - soprattutto quelle ambientate in tempi storici europei - ha inevitabilmente attori extraeuropei sovrarappresentati in ruoli in cui sono chiaramente estranei alla situazione, non può essere una coincidenza.

E da qui il passo è solo quello di supporre che questa sorta di falsificazione della storia sia intenzionale e che, nel contesto dell'immigrazione clandestina, consegua all'accettazione della menzogna secondo cui la popolazione del vecchio continente è sempre stata mista come, ad esempio, quella di Londra è ora.

Tramite ma7.sk

Immagine in primo piano: Liam Daniel/Netflix