Gli eredi odierni delle guardie nazionali del 1948 sono medici, infermieri, scienziati, operatori delle forze dell'ordine, decine e centinaia di migliaia di persone che vanno a lavorare ogni giorno nonostante il rischio di infezione e sono bravi nella loro professione, ha sottolineato il primo ministro Viktor Orbán nella sua discorso celebrativo il 15 marzo.

"Cari compatrioti! Ogni anno in questo giorno, le coccarde rosso-bianco-verde vengono esposte ovunque dove vivono gli ungheresi. Si annuncia che ricordiamo con orgoglio e a testa alta i nostri eroi, che hanno acceso la fiamma della libertà ungherese nella primavera del 1848, che da allora brilla in Europa, da quando è stata alimentata da milioni di ungheresi da qui e oltre i Carpazi di generazione in generazione", ha iniziato a scrivere Viktor Orbán.

Lo ha detto in questo modo: "Noi, gli ungheresi, abbiamo imparato quello che sappiamo sulla libertà nella morsa delle potenze nemiche che ci hanno attaccato, combattendo sui campi di battaglia e ricordando i luoghi in cui i nostri eroi hanno perso la vita. Abbiamo imparato che la libertà non è un'ideologia, ma il nostro diritto guadagnato con il sangue di usare la nostra lingua, di custodire il nostro eccezionale patrimonio e di organizzare le nostre vite secondo la nostra saggezza.

Secondo il Presidente del Consiglio, gli eventi accaduti 173 anni fa "ci dicono oggi che il cambiamento in meglio del nostro comune destino è sempre nelle mani di chi sa, vuole e osa fare qualcosa per l'elevazione della cultura ungherese nazione. Dobbiamo resistere con questa fede e coraggio anche ora, quando stiamo combattendo nuove ondate di attacchi da parte di un nemico invisibile", ha scritto.

Viktor Orbán ha evidenziato: gli eredi odierni delle guardie nazionali del '48 sono medici, infermieri, scienziati, operatori delle forze dell'ordine, decine e centinaia di migliaia di persone che ogni giorno vanno a lavorare nonostante il pericolo di infezione e tengono fede alla loro professione. Guerrieri che combattono instancabilmente durante questa lunga campagna affinché possiamo riavere le nostre vite e, dopo che il virus è passato, continuano a costruire la casa comune di tutti gli ungheresi, il bacino dei Carpazi, insieme agli altri popoli che vivono con noi.

"Consentitemi di salutarvi rispettosamente nel giorno della nascita della libertà ungherese, sperando che, nonostante le circostanze attuali e insolite, possiamo ricordare insieme nello spirito. L'Ungheria prima di tutto, Dio sopra tutti noi! Viva la libertà ungherese, viva la patria!" - ha concluso la lettera festiva del Presidente del Consiglio.

Nella foto: MTI/Ufficio Stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri