All'inizio c'era il redditizio business carcerario, poi è arrivato il business dei pazienti (come intermezzo c'era anche il business dei migranti, ma a quanto pare era troppo macchinoso, quindi hanno rinunciato), ora sul tavolo c'è il business dell'epidemia. Hai bisogno di tanti, vero, avvocato?

La suddetta domanda a Dániel Karsai , sulla base delle cui indicazioni un portale (non lo chiamiamo, un produttore di fake news) ha pubblicato un articolo dal titolo "Dove, come e perché posso citare in giudizio lo Stato per il certificato di protezione". E sappiamo che una causa richiede un avvocato, e un avvocato ha i soldi...

Pál Völner, segretario di stato del ministero della Giustizia, ha reagito a questo nuovo tentativo, che non sembra in alcun modo giusto.

"Anche in questo caso, la premessa di base che i miei diritti possono estendersi solo fintanto che non violo o metto in pericolo i diritti degli altri non può essere aggirata. Il certificato di vaccinazione non è una sorta di "punto rosso" per i vaccinati, ma uno strumento che permette di far ripartire la vita e l'economia".

Pál Völner ha spiegato in relazione alle carte di protezione e alla "discriminazione" violata: "Con le misure epidemiologiche, abbiamo dovuto introdurre una serie di restrizioni, come, ad esempio, restrizioni all'uscita, obblighi di quarantena, distanziamento sociale e restrizioni obbligatorie indossare le mascherine. Le restrizioni potranno essere revocate solo quando la situazione epidemica sarà finita , ma è chiaro che c'è un solo modo per farlo: vaccinare la maggior parte possibile della popolazione. Chi si vaccina sostanzialmente non è più a rischio e non mette in pericolo nemmeno gli altri. Se guardiamo a qualsiasi ricerca o confronto scientifico, è chiaro che è così. Ecco perché nel loro caso è ingiustificato mantenere integralmente le restrizioni, motivo per cui ricevono un certificato di protezione".

Se non ci fosse una tale carta d'identità e nessun privilegio aggiuntivo, allora l'apertura sarebbe molto più limitata. Ciò significherebbe anche che i lavoratori dei settori in difficoltà non sarebbero comunque in grado di tornare alla loro normale e frenetica quotidianità.

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(Foto di copertina: MTI, Attila Kovács)