Ammettiamolo, Gyurcsány è una persona di talento. Mentre suo marito ha impiegato un anno perché la nazionale lo odiasse, lei ci è riuscita in soli due o tre mesi. Spinto dai suoi interessi egoistici, da allora ha lottato per garantire che l'Ungheria non stia meglio di una virgola. Questo però l'abbiamo già visto dai social, il "peggio per te, meglio per noi" è già scaduto, record noioso.

Nel giorno del dibattito sulla nuova legislazione ungherese al Parlamento europeo, i rappresentanti – per lo più – di sinistra liberale, riferendosi a fake news e altre cose fatte dal nulla, si sono (falsamente) preoccupati per i diritti dei gay ungheresi e hanno esortato l'attuazione di severe sanzioni contro il nostro Paese, compreso il ritiro dei fondi UE.

Tre rappresentanti della sinistra ungherese sono stati particolarmente attivi nel discredito dell'Ungheria: oltre a Ferencné Gyurcsány, anche Katalin Cseh e Anna Donáth erano del momento. Insieme a molti loro compagni - in mancanza di un termine migliore - hanno mentito dicendo che gli omosessuali sono perseguitati in Ungheria, e quindi hanno sollecitato sanzioni immediate contro il nostro Paese, che hanno eretto a dittatura da regolamentare. Come promemoria, la legge sulla protezione dei minori afferma, tra l'altro, che i minori non possono essere sensibilizzati ai temi LGBTQ nelle scuole e, ad esempio, proibisce anche che il cambiamento di genere venga mostrato con colori attraenti durante le lezioni.

L'essenza del pensiero della Sig.ra Gyurcsány era che l'Ungheria dovesse quindi essere punita con il ritiro di fondi da Bruxelles. (Stiamo parlando del denaro che appartiene al popolo ungherese.)

Katalin Cseh, che ha recentemente scoperto che le aziende legate alla sua famiglia e alla loro cerchia di amici ricevevano sussidi UE multimiliardari, ha parlato ancora una volta contro l'Ungheria. Secondo lui, "agli insegnanti è vietato parlare di diversità e accettazione nelle scuole secondarie"...

Anna Donáth, anch'essa gravata da gravi scandali della vita privata, ha definito odioso il Child Protection Act.

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Immagine: MTI