Ascoltando la richiesta della conferenza episcopale ucraina, venerdì 25 marzo Papa Francesco offrirà la Russia e l'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, nell'ambito della cerimonia di penitenza che inizierà alle 17 nella Basilica di San Pietro. Il mariologo Zoltán Kovács, rettore dell'Istituto di educazione sacerdotale dell'arcivescovo di Esztergom, ha spiegato al Magyar Kurír qual è esattamente lo sfondo della richiesta e cosa accadrà.
Il documento dice: Il 25 marzo è la celebrazione principale della nascita di nostro Signore, come viene chiamato nella lingua liturgica popolare ungherese: Il giorno del frutto migliore. Nove mesi prima di Natale, celebriamo la "inoculazione" del Frutto divino, cioè il fatto che, per opera rigeneratrice dello Spirito Santo, il Verbo eterno si è incarnato per nascere come Dio-uomo dal Vergine di Nazareth, "per noi, popolo, per la nostra salvezza". Dio è anche capace di toccare le radici, le profondità dei cuori e delle vicende umane, per porre radicalmente rimedio a tutto ciò che il peccato decide di deteriorare. Quest'anno, questa giornata assume un significato particolare: Papa Francesco, ascoltando l'appello dei vescovi ucraini con un cuore che comprende, raccomanda l'Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria, perché dove prevalgono i peccati umani, possa ancora una volta traboccare la grazia ( cfr Rm 5,20).
Secondo Zoltán Kovács, per sfatare nel tempo possibili equivoci legati a questo, è innanzitutto necessario chiarire alcuni concetti.
Nell'articolo di Magyar Kurír si sottolinea che prima che qualcuno possa pensare che si tratti di una delle "correnti folli pulsioni" dell'"idolatria cattolica", occorre affermare, seguendo le idee del mariologo di fama mondiale Stefano De Fiores (1933- 2012), che
Il Cuore di Maria non va inteso come una "nuova risorsa" che salva il mondo, ma piuttosto come una delle manifestazioni significative dell'amore divino verso l'umanità che salva realmente il mondo.
Il Mariologo continua dicendo che l'amore premuroso del Cuore della Madre di Dio si manifesta non solo nella vita del Figlio suo, ma anche nella direzione del "discepolo amato" affidato dal Figlio morente in croce alle cure dei suoi Madre - l'apostolo Giovanni - e i "discepoli prediletti" di tutti i tempi - i credenti in Cristo "si allunga" ("Ecco tuo figlio"; Jn 19,26). E aggiunge: La Madre di Dio è anche Madre della Chiesa: è Madre di Cristo, Capo della Chiesa, e quindi - in senso spirituale - Madre delle membra del Corpo misterioso di Cristo, cioè di i battezzati. Accoglie nel suo Cuore di Madre le persone a lei raccomandate - ma anche nazioni e buone cause - manifestando così il suo amore intercessore verso i suoi figli, i "fratelli" del Figlio suo.
Zoltán Kovács menziona anche nell'articolo che S. II. Seguendo l'insegnamento di Papa Giovanni Paolo II, possiamo dire: "L'intercessione di Maria è strettamente legata alla sua maternità, è di natura specificamente materna, e questo la distingue dall'intercessione di tutte le altre creature, che partecipano in modi diversi, ma sempre in 'modo subordinato', nella sola mediazione di Cristo» (Redemptoris Mater, 38).
Nei suoi scritti, sottolinea che non si tratta di Dio che "limita" le proprie azioni potendo ascoltare qualsiasi preghiera solo attraverso la sua Serva Figlia, anche lei è al di sopra della Madre di Dio. Sarebbe da evitare, secondo lui, anche l'approccio piuttosto "funzionale" caratteristico del basso medioevo, secondo il quale Maria è come il "collo", che funge da ineludibile canale tra il Capo e le membra del corpo. Non solo veniamo a Gesù attraverso Maria (per Mariam ad Iesum), ma insieme a Maria percorriamo anche il pellegrinaggio della nostra vita.
A questo proposito, Zoltán Kovács ci ricorda che nell'anno del 100° anniversario delle apparizioni di Fatima, anche il professore dei Servi Salvatore M. Perrella ha visitato il nostro Paese. Citando lui: «Negli atti di consacrazione, offerta, dedizione - tutte espressioni di analogo significato, che portano in Maria un rapporto e una fiducia filiale [...] nell'esperienza del credente [...], proprio perché attesta il rapporto inscindibile tra la Vergine e il credente nel Dio uno e trino, che è fonte, senso e scopo di tutti i culti e del culto religioso (cfr Lumen gentium, 66-67), appare un atto religioso: la pietà, le pie pratiche, che si compiono nella consacrazione e nell'offerta a Cristo per mezzo di Maria”.
Secondo il rettore, da queste parole si evince anche che spesso non usiamo correttamente il termine tecnico di raccomandare Maria.
Spiega che anche il documento della Congregazione per il culto e i sacramenti del 2002, Il Direttorio della pietà popolare e della liturgia, ci ricorda: lasciare il termine "santificazione" a quel caso, quando si tratta di una consegna di sé il cui destinatario è Dio stesso, quindi si tratta di una consegna di sé nella sua interezza, per sempre, che è garantita dalla partecipazione della Chiesa " (n. 204).
Infatti, ogni tipo di santificazione e consacrazione ha origine da Dio, come colui che santifica e fa santificare le sue creature, scrive nel Magyar Kurír. Maggiori dettagli possono essere trovati qui.
Fonte: Sunday/Ungherese Kurir
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