Articolo di opinione dell'economista László Bogár di Magyar Hírlap.

Il primo ministro ungherese è finalmente diventato un attore globale inevitabile, un elemento del discorso globale, il cui quadro interpretativo e insieme di concetti incarnano la narrativa determinante della guerra di identità in corso nel mondo

"Un virus è stato lanciato contro di noi, un virus sviluppato nei laboratori liberali progressisti, e sta attaccando la nazione". di Viktor Orbán all'apertura del CPAC Ungheria indica anche che stiamo assistendo a una radicale trasformazione dello spazio del discorso globale. L'analogia del virus è un successo perché un virus è un microbo patogeno il cui "primo compito" quando entra nel nostro corpo è quello di "resettare" il codice genetico delle nostre cellule e trasformarle in una "fabbrica di virus".

Il virus è quindi un'arma identitaria e, allo stesso modo, il "laboratorio liberale progressista", o più precisamente, le sovrastrutture che hanno creato e gestiscono questo laboratorio, usano le "opere di realtà" dei media globali come arma per il totale trasformazione dell'identità umana.

L'altra parola chiave del discorso di Viktor Orbán è "riconquista", cioè riconquista, per far capire che non abbiamo dove ritirarci. Che bastava il terrore liberale che cercava di eliminare completamente l'identità umana più elementare, della dittatura mondiale giacobina-bolscevica che si autodefiniva "liberale". Ma affinché questa riconquista ("ritorno") abbia successo, è necessario rivelare con spietata apertura la "via per arrivarci" o, più precisamente, le circostanze dello sviluppo della situazione che minaccia la catastrofe odierna.

Per questo, prima di tutto, bisognerebbe vedere che la degenerazione della grande cultura dell'Occidente, cioè dell'uomo bianco cristiano europeo, non è iniziata ieri, ma secoli fa, e che ha potuto penetrare così profondamente perché l'uomo occidentale non aveva né la conoscenza, né il coraggio, né l'onore di riconoscere ciò che sta accadendo e agire per difendere i propri valori fondamentali e l'identità con essi con incrollabile fermezza. Le energie spirituali più profonde e determinanti della famiglia, della nazione e del cristianesimo. La comprensione di tutto e una rottura completa e spettacolare con la strategia identitaria dei secoli passati non possono che avere successo, e il discorso di apertura di Viktor Orbán ha indicato proprio questo, con insolita durezza e schiettezza anche da parte sua.

Il primo ministro ungherese è diventato così un attore globale imprescindibile,

un elemento del discorso globale il cui quadro interpretativo e insieme di concetti incarna la narrativa che definisce la guerra di identità in corso nel mondo. Varrebbe la pena di riflettere, al di là delle qualità personali, della conoscenza, del coraggio e della perseveranza del Primo Ministro, quali cambiamenti globali nascosti al potere, quali cambiamenti nella "tettonica a placche" globale del potere hanno reso/rendono tutto questo possibile, e cosa è ancora più importante, in quale direzione potrebbe portare questo movimento ormai apparentemente inarrestabile.

Fonte: Magyar Hírlap

Autore: economista László Bogár

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