Miei cari compatrioti, sia che proveniate dalla campagna o dalla capitale, sia che siate arrivati ​​in autobus o meno, siete sempre rimasti nient'altro che il micio di questi ultimi mostri di Kádár, "l'avanguardia leninista", scrive lo scrittore, avvocato e pubblicista Tamás Kötter nel suo post su Facebook in risposta a Tivadar Farkasházy.

"Potrebbe essere che Farkasházy Tivadar, il "due volte umorista ungherese vincitore del Premio Pulitzer" - (pigro) - "giornalista, la figura iconica di Heti hetes (!)", l'archetipo dell'intellighenzia di Belpes, avrebbe etichettato il ragazzi di Pest come autobus anche ungheresi?

È incredibile il tono di pökhendi che questa squadra - da quando è strisciata fuori dai canali nel '45 all'ombra delle armi russe e ha occupato e soggiogato la cultura ei media - contro coloro che non rappresentano la posizione che hanno canonizzato.

Miei cari compatrioti, sia che siate della campagna o della capitale, sia che siate arrivati ​​in autobus o no, questi ultimi mostri di Kádár, "l'avanguardia leninista", i consacrati sacerdoti della conoscenza, rimarrete sempre nient'altro che il micio se il le forze post-comuniste che favoriscono non stanno dietro.

Ma non fermarti! Il riconoscimento di queste persone non significa nulla per una persona che lavora!"

Immagine: Tamás Kötter / Facebook